16 marzo 2020

Una conversione culturale, come primo passo. Poi, a seguire, una conversione colturale e zootecnica”. Secondo Matteo Cauzzi, allevatore titolare della Società agricola Motella Bassa di Cauzzi Bruno Silvano Fabio e Matteo, sono questi i passaggi fondamentali da fare, quando un’azienda agricola decide di convertirsi al biologico. “Questi tre punti fondamentali devono necessariamente essere rispettati con quest’ordine ben definito. E il primo passo è il più importante, ma anche il più difficile, il biologico è un’opportunità non un obbligo. È una scelta di vita”. Questa scelta è stata la sua.

L’azienda Motella Bassa, che produce latte per Grana Padano, si trova a Cavriana, provincia di Mantova ed è una dei partner del progetto Filbio, che si inserisce nell’ambito del settore agro-zootecnico lombardo e ha portato allo sviluppo di una filiera biologica e no OGM per la produzione di latte e Grana Padano DOP, realizzata grazie a un finanziamento del PSR Lombardia 2014 – 2020.

Nata negli anni Settanta, l’azienda si è pian piano ampliata, con una serie di interventi. Agli inizi del Duemila, sono state realizzate nuove strutture e acquistate attrezzature più moderne. È stato installato un impianto fotovoltaico e sono stati effettuati cambiamenti alimentari per le bovine che hanno portato necessariamente a variare la gestione dei terreni. Parallelamente è aumentato il numero dei capi, dai 40 capi in latte degli anni ‘80 si è passati ai 100 degli inizi Duemila, con un filo conduttore rimasto costante nel tempo: migliorare il benessere animale. “Il puntare sul benessere ha fatto sì che ci si trovasse, nel 2014 a dover fare una scelta – racconta Cauzzi – Con l’aiuto e il supporto di tecnici specializzati con esperienza del settore, e per le scelte passate legate alla sostenibilità dell’allevamento, tra mille dubbi abbiamo deciso, dopo un anno di riflessioni, di procedere verso la conversione al biologico in toto: sia la parte della campagna che quella dell’allevamento”.

Oggi Motella Bassa è un’azienda agricola biologica certificata: allevamento di 130 capi in lattazione con una produzione di 30/35 quintali di latte al giorno destinato alla produzione di Grana Padano bio, una quarantina di capi da ingrasso per carne biologica certificata di filiera, un centinaio di capi da rimonta e 80 ettari di terreno coltivati tra proprietà e affitto.

Gli interventi
Per il passaggio al biologico hanno dovuto effettuare una serie di interventi strutturali, alcuni dei quali realizzati grazie al finanziamento del PSR Lombardia 2014 – 2020. In particolare, è stata realizzata una struttura adibita ad allevamento finalizzata allo svezzamento delle vitelle da rimonta da 5 giorni di vita fino ai 6 mesi: costruita in acciaio zincato a caldo con copertura coibentata permette un minor impatto ambientale rispetto al cemento armato. La progettazione è stata eseguita tenendo conto degli spazi per il benessere animale, degli obblighi di mq/capo, del paddok esterno aperto, e della possibilità di pascolo. In particolare, la vitellaia è aperta su tutti i lati, suddivisa in una serie di box su lettiera vegetale, per agevolare il comfort. Per quanto riguarda il movimento, ogni box ha a disposizione permanente un accesso all’area boschiva.

Costruito anche un tunnel per il ricovero dei foraggi in balloni: l’aumento della produzione di foraggi secchi da un lato è frutto di una scelta per promuovere la salute metabolica degli animali, dall’altro è una necessità per la successiva caseificazione del latte a Grana Padano bio che non prevede l’uso di lisozima. Il sistema tunnel è un metodo meno costoso e più pratico e a minor impatto visivo. Acquistati inoltre macchinari specifici per il biologico.
Gli interventi di adeguamento al biologico – sottolinea Cauzzi – sono stati programmati secondo una logica di priorità, basata, oltre che ovviamente al raggiungimento della certificazione, a creare i presupposti per la realizzazione di un allevamento biologico rispondente al requisito peculiare, ovvero promuovere la salutogenesi degli animali allevandoli nel rispetto del loro etogramma di specie”. Seguendo, in ogni passaggio, tre elementi chiave: conoscenza (dell’animale e delle sue necessità), perché “per fare bio bisogna essere predisposti a cogliere nuovi stimoli ed avere una continua “fame di conoscenza” del settore”, dice Cauzzi; osservazione per comprendere le reali necessità dell’animale e quindi consentirgli la libertà di scelta; fantasia, perché “il biologico non funziona per protocolli, di conseguenza è necessario usare testa e cuore per capire come risolvere i problemi e dare le migliori condizioni di vita agli animali”.

Il futuro
Motella Bassa è un’azienda che continua a guardare il futuro. “L’idea di una nuova struttura per le vacche in mungitura è sicuramente la priorità in questo momento”, dice l’allevatore. Fra i prossimi obiettivi, c’è quello di assicurare maggiori spazi di movimento agli animali, garantendo anche un migliore confort nella zona di riposo. E magari arrivare a una mungitura libera e volontaria, con il robot di mungitura. Fra i passi futuri, ci potrebbe essere anche un ampliamento del pascolo e l’acquisto di un essiccatoio di foraggi, “strumento utilissimo – conclude Cauzzi – considerato anche che la razione a secco esige prodotti di alta qualità”.

 

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