10 luglio 2020

Regole precise: perché si possa parlare di agricoltura biologica esistono dei parametri da rispettare, che riguardano sia la produzione agricola che quella zootecnica. Ne parla Giovanni Cena, titolare dell’azienda agricola Strale, gestita totalmente seguendo il metodo biologico e che fa parte del progetto Filbio.

Il termine “agricoltura biologica” indica un metodo di produzione che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di input di origine chimica (fertilizzanti, diserbanti, insetticidi, ecc.). Inoltre, in un regime biologico, devono essere attuate anche alcune buone pratiche, come la rotazione delle colture, che permette, tra le altre cose, anche di preservare la struttura e fertilità del suolo.
Aderire all’agricoltura biologica, sottolinea Cena, significa sviluppare un modello di produzione che da un lato eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, dall’altro utilizzi queste stesse risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo. In questo caso si parla anche di agricoltura sostenibile.
L’agricoltura biologica è definita dal punto di vista legislativo a livello comunitario con un regolamento, il Regolamento (CE) n° 848/2018, che delega ogni paese membro dell’Unione Europea ad applicarlo, conformandolo alle proprie situazioni.
In Italia le coltivazioni, gli allevamenti e la trasformazione del prodotto sono supervisionati da organismi di controllo riconosciuti dal Ministero delle Politiche agricole e forestali. “La garanzia che ci troviamo davanti ad un prodotto proveniente da agricoltura biologica è data dall’etichettatura regolamentata da apposita legislazione”, sottolinea Cena.

 Per quanto riguarda i sistemi di allevamento, dice il titolare dell’azienda Strale, si pone la massima attenzione al benessere degli animali, che porta anche ad un allungamento della vita media dei bovini.
Le vacche si nutrono di erba e foraggio biologico e generalmente non assumono antibiotici e sono vietati ormoni o altre sostanze che stimolino artificialmente la crescita e la produzione di latte. Inoltre, devono essere garantiti ampi spazi perché gli animali possano muoversi e pascolare liberamente nei periodi dell’anno quando il clima lo permette. Anche per l’alimentazione sono previste regole precise: gli animali devono alimentarsi con foraggi biologici provenienti dall’azienda, erba, fieno, pisello proteico e poco altro.

Ciò determina una produzione di latte per capo mediamente inferiore rispetto agli allevamenti convenzionali di circa un 25%.
Il biologico – conclude il titolare dell’azienda agricola Strale – risponde positivamente anche alla domanda dei consumatori di disporre di alimenti e prodotti “sicuri”, rispettosi della salute dell’ambiente e dell’uomo, favorendo la ricostruzione di una relazione diretta fra chi consuma e chi produce al fine di trarne reciproci benefici”.

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